TENDINOPATIA DELLA CUFFIA DEI ROTATORI/SINDROME DA CONFLITTO
La cuffia dei rotatori è formata dai tendini dei muscoli sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare, che, originando dalla scapola, si inseriscono sulla testa omerale.
Questi tendini possono andare incontro a infiammazione, lesione traumatica e lesione degenerativa con rottura parziale o completa. Nella maggior parte dei casi la rottura è di carattere degenerativo, soprattutto nei pazienti over 50, mentre, nei giovani e negli atleti, è di natura traumatica.
Solitamente il primo tendine che è il tendine del sovraspinoso, che può mostrare aspetti di degenerazione atraumatica anche sui quarant’anni. Il tendine può inoltre subire una compressione tra la testa dell’omero e l’acromion durante il movimento di sollevamento del braccio: la cosiddetta sindrome da impingement.
I problemi alla cuffia dei rotatori solitamente causano dolore localizzato alla spalla, che spesso coinvolge anche il braccio. Lo stato algico si aggrava durante le attività quotidiane, specialmente nei movimenti che implicano il sollevamento del braccio sopra la testa. Il dolore non abbandona il paziente nemmeno durante il riposo notturno, essendo impossibile dormire sul fianco corrispondente alla spalla infiammata.
Se non adeguatamente e tempestivamente trattata, la degenerazione può diventare irreversibile e non risolvibile nemmeno chirurgicamente.
Il fisioterapista specializzato ti aiuterà a ridurre il dolore fino ad eliminarlo e a recuperare la piena funzionalità della spalla. Il trattamento inizialmente prevederà l’impiego di terapie elettromedicali quali laser o TECARterapia, combinate ad una cauta manipolazione e al rinforzo graduale della spalla, affinché i tendini coinvolti incrementino la loro tolleranza alla sollecitazione meccanica. La riabilitazione proseguirà riducendo i fattori di rischio per la recidiva, tra i quali, una scarsa mobilità del collo, della colonna toracica e una scorretta biomeccanica scapolare.
SPALLA CONGELATA
La spalla congelata, o capsulite adesiva, è una sindrome clinica che si caratterizza per la estrema rigidità della spalla e il forte dolore percepito. Colpisce più comunemente le donne tra i 40 e i 60 anni, i pazienti con disturbi internistici (diabete; disequilibri della tiroide) e i pazienti con una storia di traumi all’articolazione, o di interventi chirurgici che abbiano comportato l’immobilizzazione prolungata della spalla.
La sindrome della spalla congelata si sviluppa in tre momenti:
- Fase del dolore: il paziente riferisce sensazione di dolore diffuso che si aggrava durante la notte.
- Fase della rigidità: il paziente accusa una compromissione della mobilità articolar
- Fase risolutiva (fino a 18-24 mesi dall’esordio): il paziente riprende gradualmente la mobilità della spalla con una modesta sintomatologia dolorosa.
La spalla congelata rappresenta una condizione clinica complessa, la cui guarigione richiede fino a 2 anni di tempo. La riabilitazione consisterà in caute mobilizzazioni e nel miglioramento della flessibilità della capsula articolare attraverso esercizi di allungamento, anche combinati con terapie fisiche elettromedicali quali laserterapia o TECARterapia. In via sussidiaria potranno essere consigliate infiltrazioni con cortisonici oppure, trascorsi 12 mesi di riabilitazione conservativa senza risultati, si potrà valutare la terapia chirurgica.
INSTABILITA’ DELLA SPALLA
Molteplici sono gli stati patologici che possono condurre alla instabilità della spalla: tra i più comuni si rinvengono le lussazioni della spalla, le sublussazioni della spalla e la patologia da iperlassità. Le tipiche cause della spalla instabile derivano da traumi sportivi ove l’articolazione viene stressata violentemente in corrispondenza dell’estremo della sua escursione articolare.
I sintomi più comuni, riferiti dai pazienti, consistono in dolore localizzato alla spalla e/o in disturbi come il “braccio morto”, o ancora in parestesie all’arto superiore nell’esecuzione delle attività della vita quotidiana o sportiva dapprima svolte senza alcuna difficoltà.
Episodi di lussazione, o più spesso sublussazione senza un trauma significativo, sono evenienze tipiche della spalla instabile.
La diagnosi è principalmente clinica, ma supportata da indagini strumentali quali le lastre o la risonanza magnetica in caso di lesioni complesse che coinvolgano più tessuti.
Se non adeguatamente trattata la spalla instabile può cronicizzarsi, così da accelerare i processi degenerativi articolari e tendinei che interferiscono in maniera significativa con le normali attività quotidiane.
La corretta gestione della spalla instabile è fondamentale per il raggiungimento della guarigione completa. Il medico ortopedico valuterà, in base all’esame clinico e agli esami strumentali, il miglior progetto riabilitativo in stretta collaborazione con il fisioterapista specializzato: terapie fisiche, caute mobilizzazioni ed esercizi terapeutici con graduale aumento della difficoltà con lo scopo di ridurre il dolore e riconferire alla spalla la piena funzionalità.
Problematiche legate
al gomito
EPICONDILITE ed EPITROCLEITE
La tendinopatia inserzionale dell’epicondilo laterale, epicondilite, o dell’epicondilo mediale, epitrocleite, sono comuni sindromi dolorose che presentano nella maggioranza dei casi una patogenesi da sovraccarico e colpiscono frequentemente atleti (“gomito del tennista”) o professionisti che compiono movimenti ripetitivi del braccio.
Inizialmente il dolore è avvertito solo durante lo svolgimento dell’attività motoria o alla palpazione dell’epicondilo, in seguito la sintomatologia dolorosa si presenta anche a riposo e nella vita di tutti i giorni nei semplici gesti, come porgere la mano, sollevare una bottiglia o girare una maniglia.
La diagnosi dell’epicondilite è generalmente clinica: il medico ortopedico esegue un’ispezione del gomito ed esegue alcuni test specifici, per poi eventualmente richiedere un’ecografia muscolotendinea o una risonanza magnetica nei casi di maggiore complessità.
Un’epicondilite acuta non adeguatamente trattata potrebbe evolvere in tendinopatia cronica, finendo così con interferire notevolmente con le attività della vita quotidiana del paziente.
La terapia iniziale dell’epicondilite sarà conservativa, per questo sarà necessario il riposo dalle attività responsabili del sovraccarico del gomito e l’effettuazione di impacchi di ghiaccio su base giornaliera per 2/3 settimane. Verranno utilizzate terapie fisiche con elettromedicali quali la laserterapia, per promuovere la guarigione tendinea. Successivamente il fisioterapista specializzato utilizzerà manipolazioni miofasciali ed esercizi terapeutici per risolvere definitivamente il problema.